Dove batte il cuore dei giovani

Tratto dal “Corriere Romagna di Rimini”

Il cuore dei giovani non è sclerotizzato. I sentimenti di amore, di giustizia, di verità, di uguaglianza, di onestà, sono ancora vivi in essi. Hanno forza di ribellarsi contro un’ingiustizia perché la sentono insopportabile. Essi sentono il fascino del Cristo, perché lui non si adatta al compromesso e chiede o tutto o niente, benché non spenga il lucignolo fumigante, non rompa la canna inclinata.

In ricordo di Anna

Tratto da “IL CENACOLO”
Anna era una delle migliaia di ragazze nigeriane venute in Italia ingannate con la promessa di un lavoro onesto e ben retribuito. L’incontro con il Papa ha segnato profondamente e per sempre la sua vita. Le sue lacrime e le sue parole hanno commosso il mondo. Anche la sua morte ha proclamato che la prostituzione è l’errore e l’orrore che gli uomini vivono e producono considerando la donna come oggetto e possesso e non come persona. Nessuna persona può essere comprata o venduta.
Tanto meno nessuna donna può essere usata come merce da comprare o da vendere.

Ci ha insegnato ad aprire occhi e cuore ai poveri

Tratto da “Avvenire”

Il Papa buono. Così è stato chiamato Giovanni XXIII. A mio parere questa definizione non ritrae la sua originalità. Ritengo che corrisponda più al vero chiamarlo «il Papa nuovo». Giovanni XXIII ha reso maggiormente visibili certi aspetti della realtà profonda della Chiesa: aspetti essenziali, apparsi come novità rivoluzionarie.

Una chiesa disarmata e assediata

Tratto dal “Messaggero di Sant’Antonio”
Qual è il punto debole della Chiesa oggi? In tutti gli appartenenti alla Chiesa non c’è la consapevolezza di essere popolo di Dio, con una missione da portare avanti insieme, come popolo, nella storia. Questa è l’ora di una svolta storica: non limitarsi a formare le coscienze dei singoli, ma formare un popolo in cui le coscienze dei singoli respirano e si formano. Occorre proclamare lo stato di emergenza nella Chiesa cattolica per raggiungere la coscienza di popolo da subito; domani è forse troppo tardi.

I bisogni nuovi dei nostri giovani

Tratto dal “Corriere Romagna di Rimini”

Siamo in una fase storica più vera che va oltre la realtà presente e pone l’esigenza di motivi globali e permanenti, che stanno più dentro la libertà del cuore dell’uomo. E i giovani sono i primi ad avvertirla. Essi sentono, non solo oggi ma da sempre, il bisogno profondo di essere protagonisti della storia, senza essere ammalati di protagonismo.

Bando all’ipocrisia. Quella donna è nostra sorella

Tratto da “Avvenire”

Perché i maschi concepiscono la donna come uno strumento al servizio del loro piacere? Ma questa è una aberrazione mentale. La donna è donna, persona con tutti i diritti della persona. Una persona che soffre, spera, piange.
L’odissea di Giuseppina è un urlo che va dritto al cuore di quanti tirano a campare nell’indifferenza e nel quieto vivere, ed è per tutti un invito ad assumersi le proprie responsabilità verso ogni uomo e ogni donna che ci passa accanto. Il silenzio dei buoni è la causa del trionfo del male.

Questi giovani senza più radici

Tratto dal “Corriere Romagna di Rimini”

«Oggi il dramma di molti giovani sembra essere quello di non sapere dove piantare le proprie radici, di non sapere quale spazio occupare, per quale diramazione orientare la propria persona.La paura che gli adulti hanno della vita, la paura di sacrificarsi, la paura di proporre una vita di valori in nome di una illusoria libertà si ripercuote sui giovani come delle potature violente».Di fronte all’ennesimo suicidio di un giovane, don Oreste riflette sulle cause.

«Il mio Capodanno sulla strada dei dimenticati»

Tratto da “Avvenire”
Ci sono dei poveri che ci vengono a cercare, ma ce ne sono altri che non vengono. Quelli dobbiamo cercarli noi. In questa ottica, nell’ultima notte dell’anno siamo partiti per un cammino tra le varie realtà dell’emarginazione. Perché questo giro notturno? È uno dei tanti che compio settimanalmente per incontrare i fratelli e le sorelle che non vengono spontaneamente. Il sacerdote è padre, il padre cerca i figli ovunque si trovino, e in questa ricerca coinvolge anche i fratelli che sono in casa con il padre. È pastorale d’assalto o è pastorale che chiede perdono?

Carità senza il vangelo?

Tratto dal “Messaggero di S. Antonio”

Dobbiamo dare ai poveri, agli ultimi, le risposte ai bisogni che essi oggettivamente hanno, che ci gridano dalla loro situazione reale. Non possiamo «fare qualcosa» per zittire la nostra coscienza. «Qualcosa» purché non ci scomodi, purché non esiga alcun nostro cambiamento, tanto meno qualche rischio. Fare «qualcosa» che non turbi le nostre alleanze, che non dia fastidio ai potenti da qualsiasi parte si trovino.La Chiesa non deve solo portare la croce del fratello, ma deve scovare chi fabbrica le croci e imporre che si smetta di fabbricarle. La chiesa deve abbattere le fabbriche dei poveri e non limitarsi a soccorrere i poveri.

Carcere, Residuo di ingiustizia

Tratto dal “Corriere Romagna di Rimini”

Il carcere deve essere una struttura rieducativa, terapeutica, non vendicativa; deve essere un ambito di vita dove tutte le potenzialità positive presenti in chi ha commesso il delitto vengono stimolate, sviluppate, accresciute, in modo che chi ha sbagliato si redima.
Oggi invece chi viene messo in carcere è già distrutto per sempre come persona sociale. Viene ritenuto un avanzo di galera.