Ci ha insegnato ad aprire occhi e cuore ai poveri

Il Papa buono. Così è stato chiamato Giovanni XXIII. A mio parere questa definizione non ritrae la sua originalità. Ritengo che corrisponda più al vero chiamarlo «il Papa nuovo». Giovanni XXIII ha reso maggiormente visibili certi aspetti della realtà profonda della Chiesa: aspetti essenziali, apparsi come novità rivoluzionarie.

Certi suoi comportamenti hanno determinato orientamenti innovativi nella cattolicità. Alcuni esempi: L’atteggiamento solenne dei Papi aveva nascosto un po’ l’aspetto di padre. Giovanni XXIII andava a trovare persone ammalate. Diceva: «Anche il Papa deve fare le opere di misericordia». Questo suo modo di pensare e di comportarsi favorì un clima generale in cui più facilmente si vedeva che c’erano poveri che venivano a bussare alla porta, ma tanti altri non venivano. Si capì che questi li dovevamo cercare noi.

Comprendemmo meglio che i poveri non possono aspettare. Papa Giovanni andava a trovare i carcerati. Egli ci fece capire che essi anche quando escono dal carcere, rimangono sempre nella nostra mente e nel nostro cuore avanzi di galera. Spezzare le catene dei prigionieri voleva dire rimetterli nel cuore e nella vita nostra.

Nella nuova atmosfera creata dal Papa si sviluppò maggiormente la consapevolezza che ai poveri vanno date le risposte di cui essi hanno bisogno e non quelle che fanno comodo a noi; che nessuno ha le mani pulite di fronte a loro; che nel reato di qualcuno c’è il concorso di tutti. Un’affermazione di Papa Giovanni scosse la Chiesa:«I sistemi umani non sono eterni, ma si modificano e cambiano». Quando il Papa ricevette Adjubei, il genero di Krusciov, molti si scandalizzarono. In piena guerra fredda si creò un respiro nuovo. Si capì che bisognava mettersi in contatto con ogni uomo, in qualsiasi sistema vivesse. Si constatò che anche gli extraparlamentari erano una parola irrepetibile di Dio e che con essi si potevano percorrere pezzi di strada insieme. Durante quel percorso, si poteva incontrare Cristo. Quando Papa Giovanni disse a qualcuno che la Democrazia Cristiana doveva raccomandarsi da sola e non poteva essere raccomandata dalla Chiesa, molti si stupirono. Ma il Papa vedeva giusto: il mistero di Cristo che si attua nella Chiesa origina anche l’azione politica dei credenti, ma non può mai ridursi a nessuna formula politica. Questo orientamento ha portato l’Associazione Papa Giovanni XXIII a vivere un suo compito fondamentale: rimuovere le cause dell’emarginazione portando avanti una lotta basata sulla giustizia, nella luce della dottrina sociale della Chiesa.

L’evento più significativo del pontificato di Papa Giovanni è stato il Concilio Vaticano II da lui indetto. Lo Spirito Santo attraverso i nostri vescovi ci ha dato il volto rinnovato della Chiesa: il popolo di Dio al centro di tutta la realtà cristiana, con il Papa pietra angolare. Ogni membro di questo popolo deve essere protagonista della salvezza, ogni carisma, anche il più umile, è necessario per realizzare i cieli nuovi, la nuova terra. Da questa riscoperta è avvenuta l’esplosione delle aggregazioni, delle comunità, gruppi ecclesiali, che assieme alle parrocchie rivitalizzano la Chiesa e sono la primavera della Chiesa che in Giovanni Paolo II trova la manifestazione più bella.

Molti sono i paletti messi allo Spirito Santo, che il Papa nuovo ha tolto. Nel 1958 il cardinale Richard Cushing, due mesi dopo l’elezione disse: «Giovanni XXIII ha aperto le finestre della Chiesa sul mondo».

Papa Giovanni è una dimostrazione splendida che l’obbedienza genera la creatività e che l’umiltà e la preghiera sono le condizioni essenziali per ogni vero rinnovamento. L’Associazione Papa Giovanni XXIII, deve tanto al Papa di cui porta il nome.


Tratto da “Avvenire”3 settembre 2000