Rimanere giovani in Dio
Sento in ogni istante il bisogno di ringraziare il Signore, perché il dono che Lui ci fa è grande!
Credo che la contemplazione del dono ricevuto non finisca mai, perché lo si comprende lentamente; è immenso quanto l’Amore di Dio, ed è per questo che la vocazione che ciascuno di noi ha ricevuto viene progressivamente scoperta e genera sempre novità.
Come sono vere le parole del Salmo: «Tu, o Signore, rinnovi ogni giorno la mia giovinezza» (cfr. Sal 102,5). Perché la giovinezza è nel dono di Dio che è infinito quant’è infinito il suo amore!
Quanto più l’occhio del nostro spirito si ferma a contemplare il dono, tanto più si rinnova, poiché quel dono chiama a nuovi passi, ma sempre nella stessa realtà. È un po’ come penso sarà la contemplazione eterna di Dio, in cui contempleremo sempre il medesimo Dio, ma Egli sarà sempre nuovo: una novità infinita, quindi, in una continuità assoluta.
D’altra parte tutto ciò lo si riscontra molto meditando le esperienze dei nostri fratelli che hanno avuto un profondo incontro con Dio. Si nota in essi un rinnovarsi permanente in una continuità totale e in una giovinezza che fiorisce senza limite.
È solo il peccato che spegne tutto e fa invecchiare; perché il peccato è il limite, quindi è la morte: affossa lo spirito umano che, fatto per Dio, guarda sempre all’oltre e all’infinito. “Il nostro cuore, Signore, è fatto per te!”.
E io ringrazio il Signore! Quando si possono capire queste cose, anche il nostro limite – che tante volte pesa fino all’inverosimile – diventa più sopportabile. “Signore, tu rinnovi ogni giorno la nostra giovinezza”, mantieni fisso il nostro sguardo in te e nella contemplazione del dono, affinché noi continuiamo a rinnovarci!
In realtà ogni generazione che viene al mondo ha il diritto di trovarci come se noi iniziassimo in quel momento, portando tutta la nostra ricchezza interiore; gli altri hanno il diritto di vederci sempre giovani, mai devono essere castigati a vedere il nostro invecchiamento.
Questa giovinezza, a cui ogni generazione ha diritto perché Cristo sia contemporaneo alla storia, non può non essere che nell’Infinito.
Il limite, infatti, è morte perché ogni realtà limitata è destinata a morire; ed il peccato, che è limite, è morte. Se c’è qualcosa di cui dobbiamo temere, è solo il peccato.
Credo che la superficialità non sia costituita dal singolo errore, ma dalla non sensibilità al mistero profondo che è dentro ogni uomo: solo quello crea il senso di un grande rispetto, come ogni mistero, e matura il silenzio.
Cit.: È solo il peccato che spegne tutto e fa invecchiare
(dalla relazione introduttiva alla Tre Giorni generale di Comunità del 01/05/1987
inserito nella rubrica “Promemoria” in Sempre N. 3 – marzo 2010)