Il mio segreto? Non fare piani

L’atteggiamento più grande dell’uomo è quello di adorazione alla scoperta del progetto di Dio.

La  nostra vita è una storia segnata da “adesioni” o da dei “no” continui; essa si realizza nella misura in cui aderiamo al progetto.

La fede, essendo un rapporto tra persona e persona, non è sempre uguale, ma cresce, diminuisce, scompare e risorge. Essa dipende dalla mia accettazione. Avviene così anche nei rapporti tra gli uomini; ogni uomo nasconde un mistero (che è la sua libertà più profonda) e lo rivela quando vuol farne un dono agli altri. Quanto più io mi apro verso una persona, tanto più conosco il suo mistero, e quanto più io lo conosco, tanto più questa persona si apre a me. Dio è il Mistero e mi si comunica  se sono trasparente, disponibile, se ho l’atteggiamento del bimbo che tutto attende dalla  madre.

Sapete qual è il segreto della mia storia? Non avere dei piani. Per il cristiano il segreto della storia è l’impegno del presente, perché aderendo al presente sa che prepara il cammino per dopo.

Quando dico di non fare piani, intendo dire  che il presente ci dà continui segni del cammino che dobbiamo fare; davvero le classi umili e povere ci indicano il cammino, perchè portano su di sé maggiormente i peccati di tutta la comunità.

I momenti più grandi sono gli incontri di adorazione per chiederci quali passi Dio chiede a me. L’unico problema non è sapere cosa        si deve fare, ma sapere cosa si deve essere. Rispondere al presente vuol dire proprio inchiodarmi nella realtà, ma nella coscienza di quello che sono.

Non far piani vuol dire che il piano c’è già, che ho già la risposta alla mia vita.

Mi devo pronunciare secondo il criterio della realtà di Dio, nella concretezza della situazione in cui mi trovo. Nella fede digerisco tutta la realtà. Non fare programmi significa credere che Dio ci dà continuamente dei segni (i segni dei tempi) che indicano il cammino.

Con questa coscienza devo valorizzare tutto quello che di positivo c’è nel mondo e non posso non annunciare che 1’unica salvezza ci viene da Cristo. Con la giustizia sociale non avrò ancora dato  tutto all’uomo; lo tradirei. L’uomo deve recuperare totalmente se stesso.

La  politica del cristiano è la comunione, dove per politica si intende il complesso dei gesti umani  che costruisce una novità di valori e di rapporti. La logica del mondo è una logica statica. Il cristiano per natura non è un conservatore, non si adagia su formule, perché la dinamica stessa della gloria di Dio non è statica, ma è un divenire.

Cit.: Il problema non è sapere cosa si deve fare, ma cosa si deve essere

(Dalla relazione “La Fede” tenuta al Convento Carmelitani di Mantova l’ 11/02/1972

inserito nella rubrica “Promemoria” in Sempre N. 7 – luglio/agosto 2014)