Non guardatevi le punte dei piedi

Nella condivisione la grande parola è questa: «Ti voglio bene». Credo che tutte le nostre malinconie, tutte le nostre tristezze siano dovute al fatto che non ci sentiamo dire da qualcuno: «Ti voglio bene». Qui non sto pensando al rapporto tra due fidanzati o tra gli sposi, no! Il significato è molto più vasto, molto più esteso: ogni persona si sente dono nella misura che esiste per qualcuno. Se uno non esiste per qualcuno, in realtà è come se non esistesse.

Allora la vita è un canto nella misura che tu accogli, nella misura che tu sei dono. Ma tu prendi coscienza che sei un dono solo quando c’è un altro che accoglie il tuo dono.
Ebbene, nella condivisione diretta della vita dei poveri, degli ultimi, quale sorte ci è capitata di vivere? Proprio quella di avere come dono di Dio coloro che più recepiscono il dono, coloro che non sono amati da nessuno, coloro dei quali non si innamora nessuno e che quindi hanno un potere enorme di capirti come dono. Mentre succede molte volte che ci vogliamo donare a chi è così sazio del vuoto – perché si può essere sazi del vuoto! – e non ci accorgiamo di chi invece ha questa maggiore capacità di capire il dono, il dono stupendo di Dio.
Ma tutta la vita è un dono, un canto stupendo!

Preghiamo allora colui dal quale tutto viene, che tutto ci dona, quel Dio che è sopra ognuno di noi, in ognuno di noi e in mezzo a noi, e diciamo come Paolo: «In te ci muoviamo ed esistiamo».
Nella misura che ci cadono le cateratte dagli occhi, noi lo vediamo con uno splendore senza fine.
Diceva quella grande anima di Einstein: «Lo scopo della mia vita è partecipare ad una briciola di quella luce infinita che viene da questa Mente Superiore».

Non guardate mai la terra, state attenti! Guardate sempre il cielo, tenendo le ginocchia sulla terra. Quando la persona non sa stare in ginocchio, non riesce a vedere il cielo; perché colui che sta in piedi deve guardare soltanto la punta dei suoi piedi per stare in piedi. Solo chi sta in ginocchio tenendo le mani giunte è capace di vedere il cielo nell’infinito della gioia di Dio.
Questa non è poesia ma una piccola parte di una realtà senza fine. Queste cose però tu le puoi capire solo se hai qualcuno con cui comunicare.

In questi ultimi tempi parlo tanto con vari di voi, cercando di dare questo annuncio: «Noi ci vogliamo bene». Non mi riferisco a quel bene limitato, umano, legato ai sentimenti, che comunemente viene chiamato bene. Questo non è altro che una reazione di attrattiva verso ciò che vediamo: un volto gradevole, un modo di fare simpatico. Per carità, anche quello è bene, non disprezziamo nulla. Ma quello di cui parlo è un altro bene, più grande, che supera le contingenze e ci mette in una luce nuova. È quel volere bene che costituisce davvero la base e la condizione per cieli nuovi e terre nuove, dove regna la giustizia di Dio.
Sì, noi siamo dono di Dio. Quando voi non vi sentite più dono fate presto a invecchiarvi. Vi auguro che Dio si manifesti a voi in modo che vi accechi.
Non guardatevi le punte dei vostri piedi, sentitevi sempre un dono senza fine!

(Dalla relazione all’incontro generale del Periodo di Verifica Vocazionale del 31/03/1990
inserito nella rubrica “Promemoria” in Sempre N. 4 – aprile 2016)