Ogni uomo cerca la gioia

Non esiste un uomo che non cerchi la gioia. Ma cos’è la gioia? Ognuno verifichi in se stesso se è vero quello che dico: la gioia è la coincidenza del nostro vivere con il nostro essere. La gioia è l’unità interiore tra il nostro vivere e quello che noi sappiamo che siamo, quello che noi abbiamo scelto di essere. La gioia non è altro che l’espressione di una vita che ha trovato nel concreto di ogni istante quello che cercava.
Il nostro essere è un insieme di finito e di infinito, di limitato e di illimitato, di provvisorio e di eterno, di effimero e di valido per sempre. La nostra persona è l’insieme di queste realtà che operano continuamente in noi e che fanno sì che l’uomo abbia molto di mistero dentro di sé e che forse neanche noi stessi, nella nostra stessa persona, riusciamo a penetrare e a capire.

Nel limite, nell’effimero, nel provvisorio, in ciò che passa, l’uomo trova il piacere. Che cos’è il piacere se non una vibrazione fisica e psichica che è dentro la persona? Il piacere di una mangiata, il piacere di un contatto carnale, il piacere di sentirsi da più degli altri, il piacere di sentire che l’altro ha avuto un insuccesso. Amaro piacere, ma piacere psicologico! Oppure il piacere che nasce dal fatto che chi ti dava fastidio non c’è più e se n’è andato, scomparendo dalla mente degli altri, per cui non esiste più. Il piacere della gloria, il piacere di vibrare in una novità continua di sensazioni. Tutto questo, che pure ha un valore se viene colto nel suo giusto significato, tutto questo è effimero.

La persona umana, invece, nel non-limite, nell’infinito, trova la gioia che è gaudio, che è serenità, che è pace, che è amore, grazia, perdono. La gioia nasce dalla conquista di noi stessi.
Durante la mia vita ho fatto questa scoperta: io posso sempre fare scelte di vita oppure scelte di morte. Ho capito, almeno per me, che io non posso mai dare la colpa agli altri. Allora io vedo che laddove si può incontrare la difficolta del vivere in realtà è 1’infinita misericordia di Dio che ti porta la gioia. Sono convinto che bisogna distinguere tra sofferenza, dolore, patimento e la gioia: sono due cose molto diverse.
Il piacere è antitetico alla sofferenza fisica e psicologica; la gioia invece è sempre contenuta nella sofferenza. Per me almeno, la gioia passa sempre attraverso la sofferenza e nessuno può rinunciare alla gioia perché è il modo di esistere dell’uomo. La gioia in fondo non è altro che amore che si esprime, un amore universale, infinito; è Dio che si esprime dentro di noi.
Allora, siccome la gioia passa attraverso il sacrificio, chi rifiuta il sacrificio rifiuta l’amore e chi rifiuta l’amore rifiuta la vita.

(dalla relazione iniziale del 27/04/1985 alla Due Giorni Generale di Comunità –
svoltasi presso la Colonia S. Maria al Mare a Igea Marina – FO 27/28 aprile 1985
Testo inserito nella rubrica “Promemoria” in Sempre N. 2 – febbraio 2017)