Ma una guerra giusta non si è mai vista

Il valore della persona umana è assoluto, non è legato ad alcuna condizione. L’uomo ha una dignità intrinseca che scaturisce dalla sua stessa natura e che non gli viene data da particolari situazioni di vita, dal ruolo sociale ricoperto, dallo stato economico, né da qualsiasi altra realtà esterna alla sua vita; tale dignità l’ha in se stessa.
La vita umana è sacra, non può mai essere volutamente soppressa, da nessuno. Il «non ucciderai» della Bibbia è la proibizione di un’azione in se stessa illecita, per sempre. Un atto intrinsecamente illecito, non potrà mai diventare lecito: perciò uccidere è sempre un male, senza eccezioni; per questo non si può permettere né la pena di morte, né l’aborto.

Nei primi secoli del Cristianesimo veniva ritenuta illecita da vari padri della Chiesa e scrittori ecclesiastici la professione di giudice, per il solo motivo che un giudice si sarebbe potuto trovare nella eventualità di dover pronunciare una sentenza di morte. Era allora dibattuto il problema della liceità o meno del servizio militare anche in tempo di pace, ed era praticata l’obiezione di coscienza al servizio militare in se stesso.
E il problema della legittima difesa? A colui che è aggredito da un altro che ha chiare intenzioni di uccidere, è lecito difendersi uccidendo l’aggressore? No, non è mai lecito uccidere, anche se chi uccide per difendersi non è perseguibile a termini di legge; l’uccisione dell’altro è sempre un male.

A una nazione aggredita è lecito rispondere con la guerra per difendersi? La guerra, anche se difensiva, è sempre illecita, non è mai giusta, perché uccidere è un male in sé. Un popolo aggredito dovrà allora accettare di essere oppresso? No, ma non può difendere il proprio giusto diritto alla libertà con la guerra. Con che cosa si opporrà ai bombardamenti, ai carri armati, alle armi più terribili comprese quelle chimiche? Questo è il vero problema che non si è voluto mai affrontare per rimanere ancorati alle barbarie della guerra. Non si è mai voluto affrontare con serietà, sia a livello nazionale che internazionale, la difesa popolare non violenta, unica via valida per rispondere all’aggressione.
Quando un popolo intero è compatto nella resistenza attiva organizzata, anche l’invasore o l’oppressore più terribile capirà; la storia lo dimostra. Coloro che sostengono la non violenza assoluta come strategia per difendersi, sono stati sempre ridicolizzati o per lo meno compatiti, come visionari. Questo è il male. Se invece fosse stata fatta un’educazione di massa alla resistenza non violenta, l’umanità già da tempo avrebbe conosciuto l’era della pace.

Parte essenziale della difesa non violenta è la prevenzione dei conflitti attraverso la rimozione dell’ingiustizia sociale, che è sempre causa di guerra, perché l’ingiustizia è guerra in se stessa. La prevenzione richiede la formazione della coscienza sociale, che consiste nel prevedere ed eliminare le conseguenze negative sugli altri dei nostri atti.
L’esasperata ricerca del benessere individuale ha cancellato la coscienza comunitaria; ognuno si arrangia come può, a scapito degli altri. La prevenzione esige coerenza: non meritano fiducia i pacifisti di turno che gridano contro la guerra del Golfo, mentre giustificano e sostengono l’uccisione del bambino nel seno della madre; non lo vogliono riconoscere, ma in sostanza sostengono l’omicidio. Uccidere non è mai lecito, anche in situazioni umanamente drammatiche; nel caso dei bambini abortiti volontariamente che non possono difendersi, al delitto si aggiunge la vigliaccheria.
La prevenzione comprende l’accettazione del diverso, dello straniero immigrato, del nomade. La difesa popolare non violenta è la cultura della vita contro la cultura della morte. Gesù è chiaro e senza misura condanna l’uso delle armi per la difesa: «riponi la spada dentro il fodero; chi di spada ferisce, di spada perisce» (Matteo 26,52).
Gesù ha condannato ogni guerra individuale e collettiva facendo ben capire che la guerra distrugge chi vi si impegna. Già i profeti nell’Antico Testamento affermano il fallimento certo dei mezzi militari con i quali Israele pensa di sfuggire a chi lo attacca. Essi sono certi che non solo la sicurezza di Israele, ma perfino la sua sopravvivenza è garantita soltanto da una vita di giustizia, uguaglianza, lealtà, di fede nella obbedienza a Dio. Come segno del ritorno leale a Dio in conseguenza di tale ritorno «forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci, un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (Isaia 2,4).

I profeti affermano la futilità della guerra per garantire l’unico bene che la guerra promette, la sicurezza delle nazioni in lotta. Trasferendoci agli avvenimenti in corso è evidente che Saddam Hussein ha compiuto un male enorme invadendo e conquistando il Kuwait. Il popolo di quel Paese ha diritto alla libertà che gli è stata tolta. Tutto il mondo si doveva opporre, come di fatto si è opposto, attraverso l’Onu; tutto il mondo deve impegnarsi a ristabilire il diritto leso, ma non con la guerra, perché non è lecito ristabilire un diritto ledendone un altro.
Saddam avrebbe accettato di trattare della liberazione del Kuwait assieme alla liberazione dei territori occupati da Israele e agli altri problemi del Medio Oriente. Questa via doveva essere tentata, anche se ritenuta umiliante; d’altra parte non è umiliante che tutta l’Europa subisca in silenzio l’oppressione della Lituania, dell’Estonia e della Lettonia? I carri armati russi che schiacciano nel sangue la libertà dei Paesi baltici sono diversi dai carri armati di Saddam nel Kuwait?

Non siamo d’accordo con Norberto Bobbio che arriva a giustificare la guerra come minor male. L’uccisione di bambini innocenti, di uomini e donne inermi, di giovani, non può mai essere definita minor male! E poi quale sarebbe l’altro maggior male dell’uccisione di tanti esseri umani?
Io capisco il dramma dei parlamentari della maggioranza, specialmente dei credenti in Cristo, che vivono nel cuore stesso della cattolicità; tuttavia essi dovevano avere il coraggio di dare una svolta nella ricerca della giuste soluzioni dei conflitti internazionali con l’abbandono definitivo della guerra.
Il nostro richiamo è sempre in senso positivo: c’è ancora tempo per impegnarsi per fare cessare questa guerra e sedersi a un tavolo per trattative. Siamo certi che la guerra non può mai essere giusta e diciamo con Giovanni Paolo II che la guerra non è mai stata e mai lo sarà un mezzo valido per sanare i conflitti umani.


Tratto da un articolo di “Avvenire” – 30/01/1991