MESSA COMUNITARIA DEL 19/02/1983 – 1° DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO C

Fratelli, ci chiamiamo con questo nome e lo siamo davvero, per dono di Dio, e pur nel nostro limite ci sforziamo di esserlo anche nei fatti. Così come ad ognuno di noi è dato di comprendere dalla luce dello Spirito Santo, ad ognuno viene chiesto di seguire quello che capiamo, di essere fedeli a ciò che lo Spirito ci fa capire.

Quindi fratelli, ripeto questa parola perché in questo momento, con la proclamazione della Parola di Dio, facciamo un primo passo nell’unificazione tra di noi. Essa crescerà poi nel dono che facciamo di noi stessi al Padre nell’offertorio; diventerà concreta fisicamente per la riunificazione che avviene tra noi e con il Padre nel momento in cui Cristo si rende presente sull’altare nelle stesse condizioni in cui era sulla croce; verrà nutrita e significata poi quando riceveremo insieme Cristo Gesù.
Come dicevo prima, la Messa è veramente la fabbrica della nostra unità, della nostra unione con Dio e tra di noi. Proviamo ora ad approfondire la Parola.
Abbiamo chiesto al Signore nella preghiera che io ho pronunciato a nome vostro, di crescere nella conoscenza del Mistero di Cristo.

La Quaresima è il segno di questa nostra conversione, e non solo è il segno che la indica, ma la contiene anche per tutto quello che la Chiesa ci propone di compiere in questo periodo. In questo senso è segno che indica e contiene ciò che indica. È segno della nostra conversione.
Certo che se il segno non contenesse, sarebbe vano, per questo noi siamo chiamati nella Quaresima ad approfondire la nostra conversione a Cristo Signore. Tutto infatti parte da questo.

Nella seconda lettura abbiamo sentito: «se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha resuscitato dai morti, sarai salvo». Cosa vogliono dire queste parole? Se tu credi che Cristo Gesù è il Signore e con tutto te stesso ti doni a Lui e Lui diventa il Signore della tua vita, e ti doni a Lui come figlio del Dio vivente, ecco che la tua vita è salva, cioè raggiunge quella pienezza di unione con Dio per la quale la tua vita è stata creata, raggiunge quella pienezza di unione con i tuoi fratelli per la quale tu sei stato creato.

In Cristo tu di nuovo raggiungi l’intima unione col Padre per mezzo dello Spirito. Per te, per me quindi è questione di vita o di morte. Se io voglio veramente raggiungere la pienezza della mia vita che è secondo il disegno di Dio su di me, se voglio raggiungere la pienezza della mia vita nei fratelli, io devo credere a Cristo, e non un credere soltanto teorico, nella mente ma, come dice la Parola, un affidarmi a Lui, un darmi a Lui, in modo che Egli diventi il Signore della mia vita.

Noi dobbiamo chiedere spesso allo Spirito Santo che ci porti a quel momento nella nostra vita in cui con chiarezza estrema vediamo che o ci diamo a Lui o ci perdiamo, o ci diamo a Lui o perdiamo la nostra vita, o ci diamo a Lui o perdiamo i nostri fratelli. Noi dobbiamo chiedere allo Spirito Santo che per ognuno di noi venga quel momento di crisi profonda e piena in cui sentiamo che al di fuori di Lui non abbiamo nessun altro nel quale possiamo essere salvi, e che quindi o scegliamo Lui o scegliamo la nostra rovina. Solo lo Spirito Santo può darci la luce per capire questo, per cui la conversione diventa un bisogno prepotente che ci prende dal di dentro.

Dobbiamo chiedere allo Spirito Santo che venga questo momento in cui capiamo che non possiamo servire due padroni perché o amiamo l’uno e disgustiamo l’altro o stiamo con l’uno e odiamo l’altro, cioè non possiamo servire Dio e l’antidio nella nostra vita. Dobbiamo chiedere al Signore questa grazia, questa luce dello Spirito Santo perché venga in noi quel momento nel quale chiaramente vediamo che o scegliamo la salvezza o scegliamo la nostra rovina.
È il momento più profondo e grande in cui percepiamo tutta la grandezza della nostra vita ed è quel momento in cui capiamo che prendiamo la nostra vita in mano e illuminati dal Signore la possiamo destinare secondo intelligenza e verità. È il momento in cui capiamo che non possiamo più barare, che siamo solamente noi responsabili del tutto, di un sì o di un no.

È il momento in cui noi nasciamo veramente a Dio, è il momento della nostra conversione. Noi dobbiamo chiedere al Signore che venga quel momento in cui ci sia impedito di barare, di ingannare. Dobbiamo chiedere al Signore che venga quel momento in cui ci poniamo definitivamente di fronte a Lui in modo che vediamo il peccato che è dentro di noi e smettiamo così di fingere ricercando invano il nostro peccato, illudendoci che quel peccato non ci sia, ma che ci vediamo di fronte a Lui!

Dobbiamo chiedere quel momento grande in cui capiamo che solamente in te, o Signore, ci sono parole di vita e al di fuori di te io non ho parole di vita. È il momento in cui noi arriviamo finalmente a fare spazio a Cristo nella nostra vita e allora è la pace; la pace, anche se ci sentiamo pieni di peccato, perché l’opzione fondamentale finalmente è avvenuta dentro di noi e allora non abbiamo più timore perché sentiamo che il mondo può essere vinto.
Dice Gesù: «Non temete, io ho vinto il mondo!». E ci richiama Giovanni nella sua Prima Lettera: «Chi è che vince il mondo? La nostra fede». Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede, e poi lo ripete ancora: «Chi è che vince il mondo? Colui che crede che Gesù Cristo è il Figlio di Dio». Credere non teoricamente (perché noi possiamo essere degli atei che sanno molte cose su Dio, ma atei), ma credere nel senso più vero e genuino della parola, cioè darsi, darsi definitivamente. Questi è colui che vince il mondo!

Dice Gesù a Giairo: «Tu non temere, continua solo ad aver fede», continua solo ad aver fede! Ecco fratelli a cosa siamo chiamati, a questo momento grande, perché «con il cuore si crede per ottenere la giustizia», e per giustizia si intende la santità di Dio. Il termine biblico giustizia indica la santità di Dio. Ed è col cuore, credendo col cuore che si ottiene la santità di Dio, e per forza dopo con la bocca fai la professione di fede per avere questa salvezza piena, perché quando il tuo cuore è pieno tu non puoi tacere, non puoi non parlare.

L’evangelizzazione avviene in forza della salvezza ritrovata dentro di noi. Fratellini miei, non vi scoraggiate! Noi possiamo credere, pensare di aver detto di sì a Cristo, e può sembrare un’amarezza grande accorgersi dopo anni e anni che invece non si era detto di sì. Forse che quel tempo è stato perduto? Niente affatto! Ci ha portato a quel momento di grazia grande. Ma noi dobbiamo chiedere al Signore che ci converta a Lui dal di dentro e ci prenda totalmente. Quale pace allora viene nei nostri cuori; come cambia tutta la prospettiva nel guardare ai problemi, quando ci immergiamo nella nostra conversione a Lui. È questo il tempo santo, è questo il tempo accettabile, è il tempo della nostra conversione a Cristo.

Fratelli miei, chiunque crede in Lui non sarà deluso, e la fede in Lui porta il miracolo in questo mondo: non c’è più distinzione fra giudeo e greco dato che Lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo e invocarlo vuol dire farlo venire dentro di noi. Il nome del Signore è la Persona del Signore. Invocarlo significa farlo venire dentro di noi, volere che Egli venga dentro di noi! Quando preghiamo e invochiamo il Signore non facciamo altro che gridare: «Vieni Signore, vieni dentro di me», ed è come una spada tagliente perché tu vedi se lo vuoi veramente dentro di te il tuo Signore.

Come si interiorizza la nostra vita! Come avviene anche il miracolo dell’unione tra tutti noi! E tutto proviene dalla conversione a Cristo.
Vediamo che quando accade questo sconvolgimento nel nostro cuore, ciò che prima chiamavamo sapiente viene riconosciuto come stolto. Fratellini miei, chiediamo questa conversione e la Quaresima è il segno che indica e contiene questa conversione, se siamo fedeli a quello che la Chiesa ci propone. Venga dentro di noi questo desiderio di convertirci al Signore!
Però attenti, ci sono delle difficoltà grandi: le tentazioni del mondo che Cristo stesso ha voluto provare dentro di sé perché uniti a Lui noi le superassimo. Sono tentazioni veramente forti e veramente gravi!

La prima tentazione è quella di lasciarci possedere dalle cose. Le cose prese come realtà dalle quali farci possedere sono l’anti-Dio, escludono Dio. «Non avrai altro Dio al di fuori di me». Allora le cose, i beni di questo mondo, presi come realtà assolute, sono l’anti-Dio.
Dice Paolo che l’uomo sensitivo, cioè l’uomo immerso nelle sue sensazioni (la parola è tremenda), non capisce le cose di Dio, non percepisce le cose di Dio, perché per percepire Dio ci vuole una purezza di cuore per cui Dio si vede. È vero, e noi possiamo portare la nostra esperienza che questo è vero!

Quando la tua carne, il tuo sesso diventa la realtà che ti possiede, quando le cose materiali diventano la realtà che ti possiede, tu sei chiuso perché sei occupato, non c’è spazio per Dio, non puoi percepire le cose di Dio. Il tuo parlare diventa a vanvera, non percepisci l’azione dello Spirito Santo in te. La tentazione è terribile: trovare la nostra sicurezza nelle cose, trovare la nostra sicurezza nelle persone, trovare la nostra sicurezza nella nostra materialità sessuale.

Abbiamo sentito la Parola di Dio: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo». Perché quella maledizione? Perché il suo cuore si allontana da Dio. È la più grande disgrazia che il tuo cuore si allontani da Dio e un altro possieda il tuo cuore.
Vedi, tutte le volte che tu ti lasci prendere dalla realtà materiale non vissuta secondo l’occhio di Dio, secondo lo sguardo di Dio, tu diventi schiavo, trovi un padrone, trovi un altro dio. Non per nulla Paolo chiama quella cupidigia servitù, schiavitù dell’idolatria.

Fratellini miei, come dobbiamo guardarci dentro e vedere da quali cose siamo posseduti, da quali realtà finite siamo posseduti, quali realtà sono il nostro dio, io per primo e poi tutti noi insieme. Questo lo possiamo fare nell’intimo della nostra coscienza. Voi sposi lo potete fare insieme nella vostra casa, voi fratelli delle case famiglia lo potete fare insieme, voi fratelli nel nucleo abbiate il coraggio di fare sempre la verità e di operare la conversione. Non parliamo attorno a Dio, lasciamoci possedere da Dio. Non facciamo discorsi, facciamo conversione e piangiamo il nostro peccato. Questo è il compito del nucleo!
Fratelli miei, gestiamo insieme la conversione durante la Quaresima. Tutte le volte che tu ami del tutto e solo le cose della terra e vivi per le cose della terra, ricordati che hai trovato un padrone di cui sei schiavo. O Dio o le cose!

Poi l’altra realtà tremenda è il nostro orgoglio, cioè la tentazione di essere noi il dio della nostra vita e di trasformare tutta la realtà in strumento della nostra affermazione. Nessuno è libero da questo pericolo. «Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai». Ma noi siamo tutti degli dei in miniatura che vogliamo degli adoratori ai nostri piedi. Non scandalizzatevi di questo!
Ci possiamo servire anche delle cose più sante per farci adorare, ma il Signore non vuole questo. Egli vuole invece il nostro cuore puro. Come ci libera qui la nostra vocazione! Ci libera perché abbiamo un solo cibo: fare la volontà del Padre. Questa è la nostra povertà. Guardate come la nostra vocazione ci libera: noi siamo amministratori delle cose, non siamo proprietari. Come la nostra vocazione ci libera: cerchiamo la crescita del suo Regno e noi stessi siamo il suo Regno. Come ci libera allora da questa divinità del nostro io che è sempre lì.

Le gelosie, l’invidia, il desiderio che all’altro le cose vadano male, il godere quando l’altro viene colto in flagranza o viene colto nel male, il godere del male altrui e poi ipocritamente compiangere il male avvenuto mentre nel cuore c’è il piacere, sono tutte espressioni del nostro essere che vuol diventare divinità adorata.
La nostra non collaborazione con l’altro perché si afferma più di noi, il rompere con l’altro perché ci dà fastidio con la sua affermazione, sono tutte forme di una divinità stupida e cretina che portiamo dentro di noi e che ci opprime continuamente, che cerca adoratori.
No, fratellini miei, Cristo è la nostra salvezza! Aiutiamoci a convertirci facendo la verità dentro di noi e abolendo quella maledetta passione dell’orgoglio che schianta e rovina in una forma sottilissima le nostre persone, più che il possesso delle cose, perché l’orgoglio allinea molto bene anche colui che è del tutto povero, che ha rinunciato a tutto. L’orgoglio è terribile.
Accettare di essere un segno dell’amore di Dio nel mondo e gioire che anche gli altri lo siano è la perfetta conversione perché viene dall’amore di Dio. Noi questo dobbiamo desiderare! Quale libertà viene dentro l’uomo quando definitivamente ha rinunciato ad essere il dio di se stesso e quale novità di esistenza stupenda entra dentro di lui. Fratellini miei, davvero è così!

Alla fine l’altra tentazione: quella di servirsi di Dio per noi stessi. «“Non tenterai il Signore Dio tuo». Concludo auspicando la conversione al nostro Signore Gesù, perché diventi il centro di tutta la nostra esistenza, sempre tenendo d’occhio queste terribili tentazioni che sono dentro di noi, che ci fanno fuori dal Cristo Gesù.
Questo è il periodo quindi in cui avviene quello che la Prima Lettura ci richiama: Dio in Cristo Gesù ci ha liberati, ci ha liberati dal dominio di tutte le cose. Il nostro cammino quaresimale è il periodo del deserto in cui il popolo eletto da Dio doveva prendere definitivamente coscienza che era popolo di Dio, che apparteneva a Dio, che era di Dio veramente. Lo avevano scelto con le labbra, ma non di fatto.
Così la Quaresima è il periodo in cui noi prendiamo coscienza che siamo la sua porzione eletta, che siamo il suo popolo santo, che siamo sacerdozio suo, che siamo di Dio e lo vogliamo veramente essere. Coraggio, se ci mettiamo con questi sentimenti dentro di noi, sentiremo come dentro di noi tutto si rinnova, tutto quello che già facciamo, ed è tanto, quelle cose che già facciamo in maniera ordinaria, per la Quaresima veniamo a farle in maniera straordinaria dentro di noi.

Ognuno di noi rientri in sé, dia spazio a questo, rileggete queste letture e poi invocate lo Spirito dicendo: «Signore, portami a quella crisi definitiva in cui io finalmente dica: sono tuo, o Signore, mi sono arreso, e inizia una vita diversa».

Purificatevi! Confessiamoci spesso in questa Quaresima, ma diciamo i peccati sul serio, non diciamo quelli che ci onorano, diciamo quei peccati che ci fanno vergogna e diciamoli con schiettezza estrema. Non che la salvezza sia lì, ma sta nel fatto che ti sei talmente unito a Dio che rifiuti quell’orgoglio che ti domina e che ti fa tacere, in modo che davanti al tuo fratello sacerdote tu dica: «Signore, prendi atto che la mia conversione c’è davvero», senza barare con Lui.
Facciamo delle confessioni che veramente ci straziano dall’interno ma che ci liberano totalmente.
Fratelli miei, questo è il cammino della nostra Quaresima.


Messa Comunitaria Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Parrocchia La Resurrezione, Rimini – sabato 19 febbraio 1983
Omelia di don Oreste Benzi
Letture I domenica di Quaresima – Anno C
Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10,8-13; Lc 4,1-13