MESSA COMUNITARIA DEL 27/11/1982 – 1° DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C

È la prima domenica dell’anno liturgico, è la prima domenica di Avvento, è la prima delle quattro domeniche di quel periodo che ci immerge nell’attenzione a Cristo che viene, e che ci richiede delle condizioni perché Cristo venga accolto da noi. È il periodo particolare della conversione nell’anno, della conversione a Cristo Signore.
Che cos’è la conversione? La conversione è il momento in cui con lucidità tu prendi coscienza di Lui, di Dio, e dici il tuo sì a Lui, chiaro, cosciente, preciso. È un momento di grazia che ha un suo culmine. Il culmine lo chiamiamo conversione, ma essa ha tutto un periodo di preparazione.
È l’intuizione di tutti i limiti, di tutti i peccati e di tutti gli errori fatti. È la presa di coscienza inequivocabile di quello che Dio, attraverso Cristo, ti propone, è il rimanere presi da questa apparizione di Lui che viene, che viene in te, che viene oggi, perché se non venisse oggi poco ci interesserebbe il fatto che è venuto.

È Lui che viene, è Dio che in Cristo, per mezzo di Cristo viene e si presenta a noi. È una proposta di vita, è una proposta di esistere. È quindi un incontro personalissimo che avviene con te nell’interno però di una comunità, ma con te, con te! Incontro al quale tu non puoi sfuggire, e gli devi dire: “Io ti accetto” oppure “Ti rifiuto”. Ecco la conversione: è l’irruzione di Dio nella nostra anima, è la presa di coscienza di Lui che è prima di ogni cosa, e di riflesso è la presa di coscienza di tutta la vanità umana assunta come dio nella nostra vita. E quindi la conseguenza della conversione è il dolore, il dispiacere di non aver amato Lui prima.

Permettete che insista ancora su cosa è la conversione. È la presa di coscienza del fatto che tu fai comunione con Cristo, fai comunione con Lui, ti sei messo in società con Lui, hai accettato di essere in quella società con Lui e di fare comunione con Lui, per cui prendi coscienza che sei in Lui, con Lui e per Lui, e arrivi finalmente a dire il tuo sì a Lui.
Finalmente diventi libero, finalmente non dipendi più da nessuno, finalmente il tuo rapporto con gli altri non è più di dipendenza, il tuo rapporto diventa un rapporto cosciente, voluto, scelto, amato, un rapporto che finalmente diventa personale, consapevole.
Finalmente non sei più tenuto da delle armature esterne a te, che ci vogliono in certi periodi della vita, ma che è necessario arrivare finalmente a togliere. Allora la comunità diventa uno spazio necessario per ciò che tu hai intuito e ciò a cui tu ti sei convertito, perché hai capito che sei in comunione con Lui e sei in comunione con i fratelli.
Allora tu passi finalmente dall’obbligo al bisogno.

«Guai a me – dice Paolo – se non evangelizzerò» (1Cor 9,16). Cioè proviene dal mio bisogno: l’amore di Cristo spinge dentro di me, per cui per me vivere è Cristo. E dice Paolo: «Io sono pronto a dare la vita per voi perché mi siete diventati cari» (1Ts 2,8). Allora i tuoi fratelli non sono più il piedistallo del tuo orgoglio, lo strumento della tua affermazione (atteggiamento blasfemo in fondo), ma diventano uguali a te, con la medesima dignità, fratelli destinatari del tuo amore.
Allora diventi responsabile: finché tu cerchi te stesso sei un irresponsabile, poiché tieni gli altri nella misura in cui ti danno qualcosa, in cui ti fanno piacere, in cui sono piedistallo del tuo orgoglio.
Allora finalmente capisci che hai sbagliato tutto se vivevi così, e gli altri diventano uguali a te, pari in dignità, con il medesimo destino, la medesima missione e capisci che tu sei collegato a loro, unito a loro, e così la smetti di fare della tua vita una stortura. Allora capisci. Ecco il rispetto. Mentre tu ti liberi, liberi anche gli altri. Non è giusto diversamente!

Ecco che la conversione, allora, diventa un momento stupendo di verità, un momento di grazia grande: è Dio che entra in noi. E quando tu ti accorgi finalmente, ti liberi da tutto il tuo orgoglio, dalla tua vanità, e ti dai quasi una botta in fronte per dire: “Ma perché io sono vissuto così? Che cos’era la mia vita se non una stranezza insignificante? Signore, tu sei la mia libertà perché sei la mia verità, perché sei la mia sapienza”.
Ecco allora il grido in questo tempo di Avvento: “Discendi, Signore, dai cieli e vieni in noi, la tua sapienza entri dentro di me”. La conversione allora è un incontro personale con il Signore ed è evidente che, essendo un incontro personale con Lui, di Lui che viene in te e tu lo lasci venire in te, ed egli diventa la tua stessa vita, la tua vita diventa Lui, Colui col quale tu fai comunione.
È evidente allora che ti metti tutto in un altro atteggiamento nei confronti della vita insieme.

In fondo la vita di comunità è una delle prove del nove se tu fai sul serio con Cristo. Sì, fratellino mio! Te l’ha detto bene il Signore che la misura del tuo far sul serio è data dalla misura di come tu fai sul serio con i tuoi fratelli. Sì, fratellini miei! La conversione allora è il momento della liberazione, è il momento dell’incontro con Lui, è il momento del sì a Lui, ed è una scelta irrevocabile di Lui, per cui hai un’autonomia interiore tua e vai avanti in forza dell’amore che si è sprigionato in te, nel tuo rapporto col Signore.
Allora tu hai un’altra misura! Come fai a tenere il peccato dentro di te? Ma fai comunione con Lu, sei in società con Lui! Come fai a far diventare regola della tua vita il modo di pensare degli uomini? Come allora tu capisci l’errore fatto, l’errore che facevi quando ragionavi alla moda degli uomini e non servendo Dio. Allora diventi più interiore dentro di te e senti il bisogno, su ogni avvenimento, su ogni fatto, di pronunciarti con Lui che ti ha liberato dall’errore, dalla vanità.

Non sono più allora le tigne che hai in corpo, le invidie che ti fanno parlare, le gelosie che hai che non ti fanno respirare. Non sono più allora i torti ricevuti, non sono più le passioni istintive, carnali, che ti fanno ragionare. Quanta falsità in fondo si inserisce nell’uomo quando in realtà i motivi profondi di male non riesce a confessarli perché sono impresentabili, e allora in superficie porta motivi diversi per giustificare dei comportamenti che non hanno senso. Allora è la libertà interiore che arriva: “Dio, Tu sei il mio giudizio, la mia verità”.
La grande libertà è Lui che ti spinge, allora ce la fai a staccarti dalla carne come passione, non perdi più la testa, ma essa diventa un elemento stupendo di Dio che serve nel suo piano meraviglioso per manifestare le sue meraviglie e la sua capacità di amore.
Ma come puoi dire di amare Cristo se ragioni in forza di un elemento sessuale che ti ha occupato la testa e la ragione e ti fa tradire la tua vita di figlio di Dio o la tua missione? Ma dov’è la conversione a Dio? Mi capisci? Ma è Lui la tua libertà! Allora tu non metti nulla prima di Lui e il risultato è una comunità stupenda, seria, perché è piena di gioia. “Dio mio, tu sei il mio Dio finalmente!”.

La conversione è il momento in cui finalmente l’uomo decide che cosa vuole essere. Purtroppo questa realtà umana disperata e disperante distrugge l’uomo. L’uomo è tutto portato sul piano del possedere e dell’avere, sul piano del dominare, sul piano del trionfare. L’uomo purtroppo è portato tutto su un piano di esteriorità. Cristo invece ci porta sul piano dell’essere. È il momento allora in cui tu ti converti: finalmente decidi che cosa vuoi essere! “Signore, finalmente ho capito!”.
Come puoi sposarti se non hai deciso che cosa essere? Come puoi essere un buon marito se non hai deciso che cosa essere? Come puoi essere una buona moglie se non hai deciso che cosa essere? Che madre sei se non hai deciso che cosa essere? Come sei serva delle tue creature e non invece una che bada? Ma cosa porti?

Il mondo in fondo dice: “Beato lui che ha quella macchina, beato lui che ha quella casa, beato lui che ha quel successo sociale, che ha quella potenza, quell’importanza. Beato lui che ha, che ha…”. Tutta questa mentalità, dai giornali, dalla televisione, tutto è su questo piano, non sul piano dell’essere. Cristo invece ci chiede di essere: per questo Egli si pone come rivoluzione totale e inconciliabile col mondo, col mondo come realtà organizzatasi al di fuori di Dio.
Quanto è stupendo quando gli dicono: «Maestro, sappiamo che tu sei veritiero» (Mt 22,16). Come è stupendo quando il Signore Gesù, libero in maniera quasi paradossale da tutte le cose umane, si presenta: «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,30); «Io faccio la volontà del Padre, quello che piace a Lui io faccio sempre» (Gv 8,29). Gesù quando si presenta dice: «Io sono la via, la verità, la vita» (Gv 14,6). «Io sono».

Ma è stupendo quando noi viviamo sul piano dell’essere; quando tu, in qualsiasi situazione ti trovi, ti chiedi cosa sei in quel momento, allora ti emergono nella mente e nel cuore tutti i valori del Regno di Dio. Allora non dici più: “Vado dal tale”, ma dici: “Vado a mettermi in comunione con lui”. Quando rifiutate di venire agli incontri di Comunità, vuol dire che nell’interno del vostro cuore avete ridotto la Comunità ad un atto esterno alla vita, perché se tu invece sei veramente comunione e hai deciso di essere comunione, allora dici: “Vado a mettermi in comunione con i miei fratelli”.
Tutto, dentro di me, l’orgoglio, la vanità, le gelosie, la pigrizia, mi ripugna, perché tutto ciò è sul piano dell’avere e del possedere, sul piano del sentire, della sensazione.
Ma io ho fatto un’altra scelta e allora il limite del mio fratello segna l’inizio della mia responsabilità, il peccato dell’altro è una chiamata ad amare di più. E dopo che hai capito che l’altro è limitato e dici: “Ma io devo andare con uno così?”; adesso l’hai detto, le tue stesse parole ti condannano!
Tu hai scelto di essere comunione, allora tu sarai comunione con colui che non è ancora proprio così. Questi sono i cieli nuovi e le terre nuove dove regna la santità, la giustizia di Dio.

Fratelli miei, il problema è se noi vogliamo veramente essere. Noi non ci libereremo mai dalle crisi interne ed esterne e cercheremo sempre un capro espiatorio perché saremo mostruosamente noi il centro di noi stessi. Allora non saremo più capaci di fare la verità.
Il Signore invece ci chiama sull’essere. Cosa vuol dire allora? In ogni posto dove tu vai, essere amore. Cosa vuol dire? In ogni posto dove tu vai, essere verità. Cosa ti interessa più se un fratello ti offende o ti fa fare brutta figura, cosa ti interessa più? Ti interessa che tu ami, che sei vero, che il fratello viva. Come ricapisci tutto il Vangelo! Il Signore non vuole la morte del peccatore, ma che egli viva. Come avverti molto di più il peccato che continuamente ci accompagna, sempre; ed ecco allora il bisogno enorme di purificazione, di pianto quasi, e di riimmergerti completamente in Lui! Quanto è stupendo allora, non tanto guardare più al posto dove si va, ma a ciò che si va a manifestare in quel posto. È il nostro essere verità, essere giustizia, essere amore, essere costruzione di vita, essere pace. Come si ricapiscono tutti i valori del regno di Dio. Beati coloro che fanno la pace, coloro che sono affamati, assetati di giustizia… Guardate il Vangelo, è tutto sul piano dell’essere!

Cosa ti serve aver conquistato il mondo intero, ti dice Gesù (cfr. Lc 9,25), se poi hai perduto la tua persona sul piano dell’essere? Allora essere verità, amore, giustizia, bene, essere poveri… allora la vita canta! Non è vero che la vita è tristezza, non è vero! Allora diventa tutto possibile; Gesù l’ha detto: «Ciò che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio» (Lc 18,27). È un altro Regno, è il miracolo dell’amore, della verità.
Fratellini miei, non facciamoci accalappiare dal male e dal peccato; Cristo ci chiama a convertirci, ad accorgerci di Lui e ad instaurare in noi questa vita che fa comunione con Lui, che fa società con Lui, questa vita di Lui che entra in noi. I valori definitivi del Regno che rispondono al nostro bisogno: decidersi di “essere” veramente, ecco la santità, ecco l’essere del Signore!
Fratellini miei, come tutta la vita interiore allora diventa rigurgitante. Quando io vedo i volti tristi e scontenti, forse sono presuntuoso ma non dubito mai di dire: certamente non ha nessuno a cui voler bene. Sennò non saresti arrabbiato, perché c’è sempre una speranza in chi è, in chi ama! Tutt’al più tu sai che anche l’altro ha bisogno di essere, e quindi la speranza c’è sempre.

Nulla più ti ferma di fronte al tuo prossimo, è finalmente il passare dall’adolescenza egocentrica, all’essere adulti in Cristo. Liberi, liberi nel suo amore, nella sua verità, nel bene!
Ma questo lavoro qui nessuno lo può fare al tuo posto. Colui che ha creato te senza di te, non ti salverà senza di te! Nulla ti viene dato, tutto ti devi guadagnare. La conversione e il cambiamento di vita è una realtà che non te la puoi fare. Potrai barare, potrai apparire chissà chi fino ad un certo punto e poi, ad un certo momento, il vuoto dell’essere si manifesta ed eco il crollo.
Troverai dopo mille ragioni per dire che gli altri avevano colpa, che la colpa era della Comunità, mille motivi troverai. Io lo so che su questo punto tutti siete d’accordo, ma se siamo d’accordo è perché noi non abbiamo amato abbastanza; è sul piano dell’essere nostro che non siamo stati sufficientemente presenti a questi fratelli. Però non dobbiamo svilire l’uomo: ogni uomo è responsabile delle proprie azioni, sia in chi non ha amato, sia in chi però non ha accettato neanche di farsi amare.
Fratelli miei, io lo so che è tanto da discutere questo principio e voi mi comprendete, però noi non dobbiamo svilire l’uomo: l’uomo è responsabile, l’uomo può; Dio è venuto per fare comunione con l’uomo e questa è la cosa più grande che ci possa essere su questa terra. È venuto a fare comunione con l’uomo, e quindi vuol dire che l’uomo è una realtà estremamente importante.

Concludo, fratellini miei, state bene attenti.
Se voi vedete un fratello che non vive più la vita interiore, che non lavora più dentro di sé, ecco, cominciate a pregare e dovete avere il coraggio della verità e dirlo al fratello, a tu per tu però. Tutte le volte che dite una cosa agli altri prima di averla detta al fratello, sappiate che già siete condannati perché non vivete, non amate, non amate, no! Perché se tu ami vuoi la vita del fratello che manca, allora vai dal tuo fratello e dì a lui che sei preoccupato. Non avere paura di lui come uomo, perché allora saresti schiavo di un uomo, ma sii libero, e la forza tua è la tua libertà, è la potenza dell’amore quella che ti rende libero.
Fratelli miei, ecco allora questo lavoro interiore dentro di noi; però per poter compiere questo lavoro interiore ci vogliono anche dei punti di ascolto.
Durante tutto l’Avvento, per ottenere la conversione, non lasciamo i punti di ascolto! Questa messa del sabato è un momento di ascolto. Un fratello, in fondo, che trova tutte le maniere per fare tutto ciò che gli salta in mente, però il sabato lo salta tranquillamente, non è a posto di fronte a Dio, non è a posto! No! I punti di ascolto: le tre ore di deserto. I punti di ascolto: il nucleo.

Non riducete i nuclei ad un’attività amministrativa: è un punto profondo di ascolto per liberare noi stessi in modo da raggiungere quella pienezza che il Signore ci dona e alla quale ci chiama.
Quando vi accorgete che passate tutto il tempo, negli incontri di nucleo, a discutere di cose da fare, sappiate che siete in pericolo grosso perché manca l’essere, manca il vero essere. Quando riduceste il nucleo soltanto all’incontro, sappiate che allora il nucleo già muore perché è una riunione in più. Invece esso è una vita che si instaura in una profonda verità.
Fratellini miei, quanto è bello e grande quello a cui siamo chiamati!

Ecco, allora, concludo davvero: convertirsi è accorgersi della strada sbagliata ed entrare in quella giusta, se si vede, o mettersi in crisi e cercare la strada vera, se la strada vera non si vede ancora.
Convertirsi è vedere Lui, Cristo, con chiarezza, accettare la sua proposta di vita e muoversi in tutto e per tutto in Lui.
Convertirsi è fare comunione con Cristo, convertirsi è decidere finalmente cosa si vuole essere; e le conseguenze della conversione sono il mondo stupendo di Dio! Non siate schiavi dell’orgoglio di nessuno e non abbiate paura di nessuno. Dio ci ha fatti liberi, questo è stupendo!
Ma allora capite, lo ripeto, se ci mettiamo in questa linea, come tutto diventa nuovo, come la Comunità diventa lo spazio dove si esprime tutta la mia gioia di vivere, perché so che i miei fratelli decidono di essere, ma anche se non lo avessero deciso io so che lì esprimo quello che io sono in Cristo: sono verità, sono comunione, sono amore.

Uno dei segni più stupendi della conversione è l’iniziativa d’amore, è l’iniziativa d’amore verso tutti i fratelli, perché non può essere vera un’iniziativa d’amore verso gli altri se non comincia dal tuo prossimo che hai a fianco, lì, spalla a spalla.
Fratellini miei, essere convertiti allora vuol dire che Cristo ci libera. Non più l’orgoglio, la vanità, le gelosie, la paura degli altri: Cristo ci ha reso liberi. Vuol dire fidarci di Lui. Le cose non ci posseggono più. Questo è l’Avvento!
L’Avvento è Dio che viene, non Dio che è venuto. Egli ha detto: «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Questo è il tempo giusto, questa è l’ora di grazia: se noi sentiamo la voce di Dio, non induriamo il nostro cuore, ma accogliamo Lui che viene.

Finalmente sentirete che cos’è la libertà, la vera libertà! Certe cose si capiscono nella misura che si sperimentano, e ricordatevi che la conversione consiste nei fatti. Sono i fatti che modificano l’esistenza.
Ogni sera dite: “Signore, sei stato tu oggi il criterio della mia vita?”. Specchiati nel Vangelo e guardati a fondo se tu sei veramente secondo Cristo.
Fratellini, allora sentirete quella grande parola di Paolo: «Questa vita che vivo in questo corpo mortale io ho deciso di viverla nella fede del Figlio di Dio» (cfr. Gal 2,20).
Questo è convertirsi.


Messa Comunitaria Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Parrocchia La Resurrezione, Rimini – sabato 27 novembre 1982
Omelia di don Oreste Benzi
Letture I domenica di Avvento – Anno C
Ger 33,14-16; Sal 24; 1 Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36