Metti un povero nel tuo cuore

La vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII è una stupenda chiamata a non lasciare soffrire nessuno da solo, per quanto dipende da noi.

Il Signore ci chiede di scegliere liberamente ciò che l’ultimo è costretto a vivere per forza.

Tu, ad esempio, potevi passare la domenica dove volevi, potevi vivere i tuoi hobby, le tue passioni.

Ad un certo momento però ti accorgi che nella tua parrocchia c’è un povero disgraziato che non ha nessuno con cui scambiare una parola.

Allora tu scegli liberamente ciò che lui è costretto a vivere per forza, scegli di condividere la sua solitudine con lui; così lui non è più solo.

Ti sei impoverito di un qualcosa del mondo, ma lui si è arricchito della tua povertà.

Oppure incontri un anziano che ti dice: «Resta un poco qui con me!»; e tu resti con lui; in quel momento tu scegli liberamente di stare lì con lui.

Porti assieme a lui ciò che è costretto a portare per forza e facendo questo lo liberi. Mettendo dentro di te Cristo nella sua realtà infinita e nel suo essere povero, entri in una logica nuova.

Vi ricordate quella pubblicità che diceva: “Metti un tigre nel motore”?

Io invece dico: “Metti un povero nel cuore e vedrai come vai”!

Metti Cristo povero dentro di te, metti il Signore nel tuo cuore. Vedrai allora che la tua vita si aprirà a delle cose che prima neppure sognavi.

Provate a fare un elenco di tutte le schiavitù in cui siete prefabbricati: voi vi credete liberi, ma in realtà siete schiavi di una società che vi ha prefabbricato.

Facendoti povero di te stesso, invece, tu ti rendi libero. Vita da poveri vuol dire far entrare l’altro dentro di te, fare tua la sua solitudine tanto da sentirti solo in lui solo; allora tu scegli liberamente la sua solitudine in modo che lui non è più solo. Ecco cos’è la vita da povero.

E questa vita entra in tutte le dimensioni del tuo essere, nell’uso del denaro, del tempo, delle amicizie: è la riscoperta del volto di Dio che è dentro l’uomo, mio fratello. Piano piano acquisti un fiuto speciale, un fiuto tutto particolare per cui ti senti specialmente attirato da chi in realtà non è amato da nessuno.

La nostra vocazione è stupenda: certo che devi lasciare delle cose e che devi sceglierne delle altre, ma in quella tua scelta qualcosa di nuovo nasce, qualcosa di vecchio muore. Che bello! E tutto questo sai da dove scaturisce? Da quell’intima contemplazione di Dio che è nel tuo cuore. Contemplazione e incarnazione diventano due aspetti di una stessa realtà di Cristo che entra dentro di te e ti fa pienamente libero.

Nasce una nuova civiltà, entri nella civiltà del gratuito: finalmente ritorni ad essere fratello.

(dalla relazione alla giornata comunitaria zona Bologna del 02/11/1986 inserito nella rubrica “Promemoria” in Sempre N. 9 – ottobre 2016)