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Carità senza il vangelo?

Tratto dal “Messaggero di S. Antonio”

Dobbiamo dare ai poveri, agli ultimi, le risposte ai bisogni che essi oggettivamente hanno, che ci gridano dalla loro situazione reale. Non possiamo «fare qualcosa» per zittire la nostra coscienza. «Qualcosa» purché non ci scomodi, purché non esiga alcun nostro cambiamento, tanto meno qualche rischio. Fare «qualcosa» che non turbi le nostre alleanze, che non dia fastidio ai potenti da qualsiasi parte si trovino.La Chiesa non deve solo portare la croce del fratello, ma deve scovare chi fabbrica le croci e imporre che si smetta di fabbricarle. La chiesa deve abbattere le fabbriche dei poveri e non limitarsi a soccorrere i poveri.

Messa Comunitaria del 11/05/1991 – Ascensione – Anno B

L’ascensione è missione: «Andate e predicate». Le parole di Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi», sono rivolte ad ognuno di noi. Davvero il cristiano ha dentro di sé un mistero che chi non è cristiano non può capire; egli sa leggere i segni dei tempi, per cui vede cose che il mondo non vede. Oggi da noi la gente vuol vedere attraverso la condivisione che Dio è venuto, è qui in mezzo a noi. Questa è la nostra missione.

Metti un povero nel tuo cuore

La nostra vocazione è stupenda: certo che devi lasciare delle cose e che devi sceglierne delle altre, ma in quella tua scelta qualcosa di nuovo nasce, qualcosa di vecchio muore. Che bello! E tutto questo scaturisce da quell’intima contemplazione di Dio che è nel tuo cuore. Contemplazione e incarnazione diventano due aspetti di una stessa realtà di Cristo che entra dentro di te e ti fa pienamente libero. Nasce una nuova civiltà, entri nella civiltà del gratuito: finalmente ritorni ad essere fratello.

Renderci insopportabile l’ingiustizia

I poveri spereranno nella misura che cresceranno degli uomini veramente liberi che si sentiranno coinvolti nel fratello che subisce l’ingiustizia. Solo quando ci sentiremo colpiti dentro di noi nell’ingiustizia subita dal fratello, finalmente quel fratello spererà.
Se io non mi sento maledetto con i maledetti, disprezzato con i disprezzati, potrò dar loro una mano ma poi io rimango con me stesso e loro rimangono con se stessi. Invece la condivisione è l’altro che entra con la sua realtà dentro di te: non ti fa più essere quello che eri prima, perché ti fa diventare insopportabile l’ingiustizia.
Condividendo ti accorgerai poi che il povero ti ha liberato, che il povero ti ha aperto la mente: insieme a lui, mettendoti al suo fianco, ti accorgi che cominci un cammino di liberazione!