Pubblicati da Francesco Serafini

Carcere, Residuo di ingiustizia

Tratto dal “Corriere Romagna di Rimini”

Il carcere deve essere una struttura rieducativa, terapeutica, non vendicativa; deve essere un ambito di vita dove tutte le potenzialità positive presenti in chi ha commesso il delitto vengono stimolate, sviluppate, accresciute, in modo che chi ha sbagliato si redima.
Oggi invece chi viene messo in carcere è già distrutto per sempre come persona sociale. Viene ritenuto un avanzo di galera.

Anche gli zingari sono figli di Dio

Tratto dal “Resto del Carlino – Ed. Rimini”

Il loro vero nome è Rom (uomo) o meglio Manouches (uomo libero). Il nome zingaro (intoccabile) glielo abbiamo affibbiato noi. Dico sempre a loro che devono osservare le nostre leggi, che non devono rubare o sfruttare i bambini, e che noi vogliamo rispettare i loro diritti come popolo.
Io insisto: incontrarsi per capirsi, capirsi per vivere insieme… Togliamo via l’odio e la paura.

Messa Comunitaria del 21/03/1992 – 3° Domenica di Quaresima – Anno C

Il nostro problema è di lasciarci agganciare da Gesù. La Quaresima, allora, è tutto un modo di essere positivo; è un dare spazio a Gesù, è un entrare in comunione con Lui. Nella misura che Cristo vi prende dal di dentro, voi diventate adulti; se la vostra vita è ancora legata alle situazioni esterne, vuol dire che ancora siete tanto infantili, vuol dire che Cristo non domina in voi. Mosè si sente dire: «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». Quando hai in braccio un bimbo portatore di handicap, ricordati, tu stai su una terra che è santa: togliti i sandali, perché Cristo si è confuso fisicamente con lui. Quando curi i malati, togliti i sandali, perché la terra sulla quale tu stai è santa. Ma come si fa, se l’uomo non si immerge in Dio, a vedere Dio?

Messa Comunitaria del 11/05/1991 – Ascensione – Anno B

L’ascensione è missione: «Andate e predicate». Le parole di Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi», sono rivolte ad ognuno di noi. Davvero il cristiano ha dentro di sé un mistero che chi non è cristiano non può capire; egli sa leggere i segni dei tempi, per cui vede cose che il mondo non vede. Oggi da noi la gente vuol vedere attraverso la condivisione che Dio è venuto, è qui in mezzo a noi. Questa è la nostra missione.

Ma una guerra giusta non si è mai vista

Tratto da “Avvenire”

La guerra, anche se difensiva, è sempre illecita, non è mai giusta, perché uccidere è un male in sé. Non si è mai voluto affrontare con serietà, sia a livello nazionale che internazionale, la difesa popolare non violenta, unica via valida per rispondere all’aggressione.
Parte essenziale della difesa non violenta è la prevenzione dei conflitti attraverso la rimozione dell’ingiustizia sociale, che è sempre causa di guerra, perché l’ingiustizia è guerra in se stessa.

Non guardatevi le punte dei piedi

Ogni persona si sente dono nella misura che esiste per qualcuno. Se uno non esiste per qualcuno, in realtà è come se non esistesse. La vita allora è un canto nella misura che tu accogli, nella misura che tu sei dono. Quando voi non vi sentite più dono fate presto a invecchiarvi.
Non guardatevi le punte dei vostri piedi, sentitevi sempre un dono senza fine.

Una comunità matura

Fino a quando una comunità non riesce a sopportare lo scandalo che proviene dal limite, quella comunità è immatura, perché i suoi membri sono chiusi in se stessi e non hanno ancora valicato la soglia di un “io” che tiene prigioniera la persona e che non va oltre.
Non dobbiamo separarci da chi ha il limite, perché la separazione è dovuta alla immaturità, è dovuta al non rispetto dell’altro, al non senso del mistero di Dio nell’altro, è dovuta alla nostra infermità.
Devo vedere il limite, ma non separarmi da chi ce l’ha. Il limite dell’altro segna l’inizio della mia responsabilità.

Rimanere giovani in Dio

Ogni generazione che viene al mondo ha il diritto di trovarci come se noi iniziassimo in quel momento, portando tutta la nostra ricchezza interiore; gli altri hanno il diritto di vederci sempre giovani, mai devono essere castigati a vedere il nostro invecchiamento. È solo il peccato che spegne tutto e fa invecchiare; perché il peccato è il limite, quindi è la morte: affossa lo spirito umano che, fatto per Dio, guarda sempre all’oltre e all’infinito.

Messa Comunitaria del 22/02/1986 – 2° Domenica di Quaresima – Anno C

Possiamo correre il rischio di avere un’attività umana estremamente intensa, ma priva di Dio. È l’esperienza di Dio che rende l’attività umana profonda esperienza dell’uomo, perché le dà il pieno senso. È indispensabile l’esperienza della preghiera perché l’uomo possa fare esperienza piena di Lui e nell’esperienza di Dio l’uomo capisce tutta la pienezza della sua dignità di uomo e arriva a capire il significato della sua esistenza. Tu non puoi fare a meno di Dio, per cui fai diventare il tuo dio qualcosa o qualcuno. Questo noi dobbiamo temere! Non dobbiamo temere di amare troppo, dobbiamo temere di amare poco. Non dobbiamo temere di pregare troppo, dobbiamo temere di pregare poco. Non dobbiamo temere di donarci troppo, dobbiamo temere di non donarci a Dio, perché diventa impossibile poi donarsi all’uomo.

Renderci insopportabile l’ingiustizia

I poveri spereranno nella misura che cresceranno degli uomini veramente liberi che si sentiranno coinvolti nel fratello che subisce l’ingiustizia. Solo quando ci sentiremo colpiti dentro di noi nell’ingiustizia subita dal fratello, finalmente quel fratello spererà.
Se io non mi sento maledetto con i maledetti, disprezzato con i disprezzati, potrò dar loro una mano ma poi io rimango con me stesso e loro rimangono con se stessi. Invece la condivisione è l’altro che entra con la sua realtà dentro di te: non ti fa più essere quello che eri prima, perché ti fa diventare insopportabile l’ingiustizia.
Condividendo ti accorgerai poi che il povero ti ha liberato, che il povero ti ha aperto la mente: insieme a lui, mettendoti al suo fianco, ti accorgi che cominci un cammino di liberazione!